venerdì 16 novembre 2007

Al via un master in psicologia dello sport
L’universita` di Firenze ha organizzato, prima universita` in Italia, un master in psicologia dello sport. La psicologia dello sport, che trae origine dall’intrecciarsi di molteplici discipline, dalla medicina alle scienze motorie, si occupa degli aspetti psicologici, sociali, pedagogici e psico-fisiologici dello sport. In un movimento sportivo sempre piu` complesso e articolato, dunque, la psicologia dello sport puo` dare il suo importante contributo non solo ai singoli atleti, ma anche alle federazioni, agli enti di propaganda, alle societa` e perfino alla formazione del personale addetto alle manifestazioni agonistiche.
Quello in questione e` un master di secondo livello, proposto dalla facolta` di psicologia diretta dal professor Saulo Sirigatti, che partira` il prossimo mese di gennaio grazie anche alla collaborazione del Coni fiorentino e della Regione Toscana. Al corso previsto per l’anno accademico 2007-08 (le domande di partecipazione devono essere presentate entro il 7 dicembre presso la segreteria post-laurea).
RICERCATORI ITALIANI SCOPRONO RELAZIONE TRA CERVELLETTO E AUTISMO
Il cervelletto coordina i movimenti: fin qui tutto chiaro. Recenti ricerche internazionali hanno però dimostrato che il cervelletto non presiede solo all'attività motoria, ma gioca un ruolo importante anche per le competenze emozionali e cognitive.

Gli studi di Schmahmann e Sherman nel 1998 hanno infatti dimostrato che lesioni acquisite del cervelletto in adulti e bambini possono determinare anche una serie di disturbi - che nel loro insieme sono stati definiti come "CCAS: Cerebellar Cognitive Affective Syndrome"- caratterizzati da riduzione delle competenze cognitive generali con specifiche cadute di tipo neuropsicologico, disordini del linguaggio espressivo e disturbi dell'affettività. In breve, i soggetti con lesioni acquisite al cervelletto verosimilmente manifesteranno deficit che vanno oltre quelli motori e potrebbero interessare le capacità di comunicazione e socializzazione. Finora non era però noto se un quadro sintomatologico simile fosse riscontrabile anche in soggetti che presentano una malformazione cerebellare congenita. Lo studio dell'IRCCS "E. Medea", pubblicato sulla rivista "Brain", ha preso in analisi i dati relativi a 27 soggetti portatori di malformazioni congenite del cervelletto. Una dettagliata indagine clinica e neuropsicologica ha consentito di evidenziare un ampio spettro di disordini, confermando così il ruolo centrale del cervelletto nell'acquisizione di competenze non solo motorie ma anche cognitive e affettive. Per esempio, i ricercatori hanno dimostrato il coinvolgimento del cervelletto nel controllo di alcuni compiti cognitivi e neuropsicologici, nel linguaggio, nell'interazione interpersonale, nel controllo e modulazione dell'affettività, nello sviluppo e negli apprendimenti in generale, nella patogenesi di alcune forme di autismo. In particolare, malformazioni coinvolgenti la porzione filogeneticamente più antica del cervelletto - il verme - producono i più importanti disturbi dell'affettività e della partecipazione sociale e determinano lo svilupparsi dei quadri a prognosi più sfavorevole, spesso associati a comportamenti riconducibili allo spettro autistico. Malformazioni coinvolgenti gli emisferi cerebellari sono invece più frequentemente associate a deficit neuropsicologici selettivi coinvolgenti le funzioni esecutive, le competenze visuospaziali ed il linguaggio. I disturbi di tipo motorio sono in genere i meno severi e hanno la tendenza ad un miglioramento lento ma progressivo spesso fino al raggiungimento di una piena funzionalità. Un dato rilevante emerso dal presente studio riguarda l'efficacia della riabilitazione nel trattamento delle patologie neurologiche su base malformativa, anche con manifestazioni precoci molto gravi, e di conseguenza la possibilità che acquisizioni avvengano anche molto tardivamente e in periodi non tradizionalmente considerati suscettibili di possibili ulteriori sviluppi. "Questo studio è il prodotto del lavoro clinico che da sempre caratterizza i centri di riabilitazione de La Nostra Famiglia" - sottolinea Renato Borgatti, Primario dell'U.O. NR1 dell'IRCCS "E. Medea" La Nostra Famiglia e responsabile del progetto di ricerca - "il lavoro infatti nasce da uno sforzo diagnostico molto accurato associato ad una approfondita valutazione del profilo di funzionamento cognitivo e comportamentale, il tutto finalizzato alla realizzazione di un progetto di intervento riabilitativo. E' inoltre il frutto dell'integrazione tra centri ad elevata competenza ma diversa specificità de La Nostra Famiglia, come il Servizio Malattie Rare e di Neuropsicologia dell'età evolutiva del Polo di Bosisio e il Servizio di Neurolinguistica del Polo di San Vito al Tagliamento e Pasian di Prato."

martedì 6 novembre 2007

Cuneo: convegno sulle sinergie, 'Lo psicologo tra i banchi'
Il gruppo 'Psicologia e Scuola' del Punto Informativo di Cuneo, sulla base dei risultati di un’indagine svolta negli istituti scolastici della provincia di Cuneo per sondare la realtà del lavoro dello psicologo nelle scuole della zona, ha posto le basi per la sperimentazione di un progetto pilota presso l’Istituto Comprensivo 'Duccio Galimberti' di Bernezzo. Da questa esperienza si sono tratte ulteriori riflessioni su possibilità e modalità di collaborazione proficua tra psicologi e scuola e sulle ricadute in termini di benessere e qualità.
Proprio per presentare tali risulati, l'Ordine degli Psicologi ha indetto un convegno dal titolo 'Lo psicologo tra i banchi. Sinergie costruttive tra psicologia e scuola', in programma per sabato 17 novembre, a partire dalle 8.30, presso il Salone delle Attività della Residenza per Anziani 'S Antonio', in corso Nizza a Cuneo.
Le finalità del convegno sono quelle di riflettere sull’importanza della realizzazione di una solidarietà di intenti tra l’Istituzione scolastica e l’Ordine degli Psicologi del Piemonte, per arrivare ad una collaborazione tra allievi, genitori, insegnanti, dirigenti scolastici e psicologi.
Verrà rilasciato attestato di partecipazione alle persone che ne faranno richiesta. E’ stata inoltrata richiesta al Provveditorato agli Studi di Cuneo per riconoscere l’evento come formazione per gli insegnanti.
Si richiede l’iscrizione tramite e-mail, inviando il proprio nominativo entro il 14 novembre, al seguente indirizzo: puntoinformativo-cn@libero.it.
L'evento è stato organizzato con il patrocinio di: Città di Cuneo; Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese; ASL 15; Provincia di Cuneo; Ministero della Pubblica Istruzione - Direzione Generale Regionale per il Piemonte - Ufficio Scolastico Provinciale di Cuneo.
PROGRAMMA
Ore 8.30 Accoglienza e iscrizioni
Ore 8.50 Apertura dei lavori Pietro Piumetti – Responsabile Punto Informativo Provincia di Cuneo
Ore 9.00 Saluti del Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte Paolo Barcucci e delle Autorità
PRIMA PARTE (Chairman Pietro Piumetti)
Ore 9.15 La figura dello psicologo e le politiche educative Antonino Meduri – Reggente USP Cuneo
Ore 9.45 L’intervento degli psicologi dell’ASL 15 nella scuola Luigi Salvatico – Direttore S.C. Psicologia ASL 15
Ore 10.05 Gli interventi degli operatori del Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese nella scuola Pierangela Puppi – Responsabile Servizio Territoriale di Base
Ore 10.25 Lo psicologo nella scuola: funzione, ambiti di intervento, competenze, aspetti deontologici Piera Brustia-Professore Psicologia Dinamica –Università di Torino
Ore 10.55 Promuovere la crescita: dalla prevenzione del disagio al benessere psicologico Giovanni Cappello Psicoterapeuta, Analista SIPI, Responsabile Ser.T. – ASL 8
Ore 11.25 Intervallo
Ore 11.40 Un’indagine sulle collaborazioni psicologo/scuola negli Istituti scolastici della Provincia di Cuneo: riflessione sui risultati Alessandra Mina - Psicologa dell’età evolutiva Psicoterapeuta
Ore 12.00 I progetti del Gruppo di Lavoro “Psicologia e Scuola”: un’esperienza all’Istituto Comprensivo “D.Galimberti” di Bernezzo Sonia Chiardola - Psicologa, Giovanna Dellaferrera Psicologa, Antonella Ghiara – Psicologa, Franco Bruna – Dirigente scolastico Istituto Comprensivo“D. Galimberti”
Ore 12.30 Dibattito
Ore 13.00 Sospensione dei lavori
SECONDA PARTE (Chairman Gian Sandro Lerda - coordinatore Gruppo di lavoro 'Psicologia e Scuola' Punto Informativo Provincia di Cuneo)
Ore 14.30 Tavola rotonda 'Dal dire al fare': la realizzazione della teoria attraverso il dialogo della rete Elvio Mattalia – Dirigente scolastico scuola primaria,Alessandro Tonietta – Docente scuola secondaria di primo grado, Miriam Broglia – Docente scuola dell’infanzia, Alessandra Frossasco – Presidente Associazione Genitori 'Il Cerchio', Mattia Bertaina– Rappresentante degli studenti scuola secondaria superiore, Lucia Attolico – Coordinatore Comm.Regionale Psicologia Scolastica dell’Ordine degliPsicologi del Piemonte, Edoardo Tallone – Psicologo Gruppo di lavoro 'Psicologia e Scuola' Punto Informativo di Cuneo
Ore 16.30 Dibattito
Ore 17.00 Chiusura dei lavori

venerdì 2 novembre 2007

LA SFORTUN A DI TOTO’ FA DIMENTICARE RIINA Da che è entrata nelle nostre case la tv sono passati parecchi decenni e oggi non occorre un master in psicologia delle comunicazioni sociali per comprendere che quell'elettrodomestico è uno strumento potentissimo di orientamento culturale, politico e comportamentale.

Quale effetto potrà avere sul pubblico la visione della fiction sulla vita di Totò Riina, "Il capo dei capi", di cui è andata in onda sulle reti Mediaset la prima puntata con uno straordinario successo di pubblico: 7 milioni e 146mila spettatori. Sulla confezione del prodotto nulla da dire: storia avvincente e ben recitata. Nella prima puntata per gli esordi delinquenziali del giovane mafioso è stata usata una chiave sociologica che può apparire "giustificazionista": alla morte accidentale del padre, provocata dallo scoppio di un ordigno che il genitore povero stava cercando di smontare per cavarci qualche soldo vendendo le polveri, il piccolo e già saggio Totò afferma che «assassino non fu l'ordigno ma la fame che spinse a maneggiarlo». Ineccepibile contestualizzazione: sono la fame e l'ignoranza il terreno di coltura della mafia. Tuttavia non è possibile non guardare con indulgenza al piccolo Totò colpito da una sfortuna così perfetta. Ancora: il giovanissimo futuro "capo dei capi" trascina il suo magro asinello, con il poco frumento che le sue arse terre hanno saputo dare, fino al mulino per trasformarlo in farina. Chi trova? Un torvo e cattivissimo mugnaio che gli ruba la farina e, scoperto sul fatto, lo copre di violente soperchierie. Cosa fareste voi al posto del piccolo Totò? È chiaro: gliela fareste pagare, al torvo mugnaio. E il mugnaio pagherà, con la vita, in un duello "leale". Tenerissimo, poi, e platonicissimo, come si addice a personcina casta e pura, l'amore del Totò giovanotto con una bella e castissima giovanotta. Aspettiamo di conoscere gli sviluppi nelle puntate a venire. Ci permettiamo, però, di porre una domanda: siamo proprio sicuri che il pubblico più vasto e più distratto, più giovane e meno motivato, riesca a identificare nel Totò Riina della fiction quel sanguinario capo mafioso che ammazzò o fece ammazzare decine di persone e saltare per aria Falcone e Borsellino? O piuttosto quel pubblico non corre il rischio di assistere alla narrazione con lo stesso stato d'animo con cui assisterebbe ai film di Coppola, parteggiando magari per il "padrino"? So bene quale sia l'obiezione di fronte a questa domanda: il pubblico è adulto e sa distinguere. Ma la psicologia sociale ha dimostrato che esistono fasce molto larghe di pubblico, le più fragili culturalmente e socialmente, che non sempre sono in grado di distinguere. E allora deve distinguere la tv che si insinua pervasivamente nelle case di tutti. Soprattutto dei più deboli. Perché una cosa è andare al cinema scegliendo di vedere "il Padrino", una cosa è trovarsi in casa Totò Riina con la faccia simpatica dello sfortunato figlio di Sicilia.

martedì 30 ottobre 2007

Arriva in Piemonte la Settimana del Benessere Psicologico.
Con il patrocinio della Regione Piemonte si terrà dal 12 al 17 novembre 2007 in tutto il territorio piemontese la Settimana del Benessere Psicologico, iniziativa già sperimentata con successo in altre regioni e per la prima volta proposta in Piemonte dall’Ordine degli Psicologi.
Saranno 700 gli specialisti a disposizione della popolazione in tutte le province piemontesi per una consulenza gratuita nei diversi ambiti della psicologia, da quello clinico e riabilitativo a quello del lavoro e dell’organizzazione, nel rispetto delle norme deontologiche e della privacy. Il numero verde gratuito 800.090.163, è già attivo dal 15 ottobre e fino al 15 novembre, dalle 9 alle 17, e fornirà indirizzo e recapito telefonico dello psicologo alle persone interessate in modo che le stesse possano poi contattare direttamente il professionista per concordare giorno e orario della consulenza gratuita.
L’obiettivo della Settimana del Benessere Psicologico è avvicinare la popolazione alle diverse competenze che appartengono alla psicologia e nello stesso tempo promuovere il benessere psicologico come valore fondante ed imprescindibile dell’esistenza. Le aree della psicologia in cui i cittadini potranno ricevere una consulenza gratuita sono la psicologia dell’individuo, della coppia, della famiglia, dell’adolescenza, dell’infanzia, dell’anziano, psicologia delle organizzazioni, del lavoro, della scuola, dello sport, la neuropsicologia e la psico-riabilitazione. I nominativi degli psicologi che aderiscono all’iniziativa si possono anche consultare sul sito dell’Ordine degli Psicologi (http://www.ordinepsicologi.piemonte.it/). “La Settimana del Benessere Psicologico vuol essere un modo per far conoscere meglio la psicologia e i suoi numerosi ambiti applicativi, - sottolinea Paolo Barcucci, presidente dell’Ordine del Piemonte - ma soprattutto può essere l'occasione per confrontarsi liberamente con un professionista su temi che riguardano la propria sfera personale, lavorativa o relazionale”. La settimana coincide con la presentazione ufficiale della Carta dei Diritti del Consumatore-Utente delle Prestazioni Psicologiche che si terrà il 10 novembre a Torino presso l’Hotel Turin Palace. Presente Imma Tomay presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria, e promotrice a livello nazionale dell’innovativo accordo con le Associazioni dei consumatori. “La Carta dei Diritti - conclude Barcucci - è uno strumento che orienta l’utente ad un uso consapevole e responsabile delle prestazioni psicologiche ed è strettamente aderente agli intenti che vogliamo proporre con la nostra prima Settimana del Benessere: trasparenza, fiducia, professionalità, nel pieno rispetto dei diritti dei nostri utenti”.
IL WEB E L'AUTISMO
Il sito web promosso di concerto dalle associazioni americane Autism Speaks e First Signs (autismspeaks.org) raccoglie contenuti sia di tipo multimediale che testuale. Il sito vuole quindi offrire una informazione quanto piu' possibile utile ai genitori per riconoscere i sintomi della patologia nei figli sin dalla piu' tenera eta', permettendo di approntare i trattamenti grazie ai quali rendere gli effetti della malattia meno invalidanti.

Spiega Amy Wetherby, professoressa della Florida State University che ha contribuito alla creazione del portale '' il sito puo' fornire alle famiglie motivazioni per chiamare il dottore e dire sono preoccupato''. C'e' anche chi e' piu' prudente, come Michael Wasserman, pediatra di New Orleans, che teme che le informazioni presenti su autismspeaks.org possano portare i genitori a preoccuparsi eccessivamente per quelli che sono semplici comportamenti di un bambino sano che sta crescendo. Accanto alle definizioni di termini come ecolalia, ovvero la ripetizione involontaria di frasi e parole pronunciate da altri, tratto caratteristico della condizione autistica (nel 75% dei casi), sono presenti video in cui viene messo a confronto il comportamento di bambini sani e di quelli malati. L'autismo mostra molti dei suoi segni distintivi entro il terzo anno di eta', e il video-glossario online serve proprio per imparare a distinguere quelli che sono i comportamenti tipici dei bambini, come il giocare in maniera compulsiva e incontrollata con tazze e stoviglie, o il battere le manine altrettanto convulsamente - da quelli che invece non dovrebbero esserlo. Differenze a volte palesi, altre volte meno, che secondo i promotori del sito meritano di essere spiegate adeguatamente, vista l'importanza della patologia. Sebbene non esista cura per quella che molti considerano una vera e propria condizione piu' che una "malattia" propriamente detta, l'autismo e' un problema complesso, che va individuato subito e affrontato con le dovute misure riabilitative per diminuire o contenere l'effetto degenerativo sulla vita sociale e personale. Per l'Italia segnaliamo l'attivita' portata avanti dall'Associazione Autismo Italia, una associazione nazionale costituita da membri individuali, ''rappresentati da persone con autismo e loro genitori o parenti stretti, e da membri affiliati, rappresentati da altre organizzazioni non lucrative locali con analoghe finalita''. Autismo Italia contribuisce alla sensibilizzazione e alla informazione corretta sulla natura del disturbo autistico attraverso la diffusione di documenti e materiale informativo, per le famiglie, come l'opuscolo informativo per i fratelli e compagni di scuola "Mio Fratello e' Diverso", e l'organizzazione di conferenze, seminari e corsi di formazione per professionisti, operatori e genitori. Gli obiettivi dell'associazione coincidono con i principi affermati nella "Carta dei diritti delle persone autistiche" presentata dall'Associazione Internazionale Autisme Europe e accolta dal Parlamento Europeo nel maggio 1996, annessa allo statuto. I membri devono accettarne senza riserve lo statuto, in particolare la definizione di autismo indicata nelle classificazioni internazionali ICD 10 e DSM IV. Autismo Italia e' inoltre membro della FISH ( Federazione Italiana Superamento Handicap) e del Consiglio nazionale delle associazioni di disabili, nonche' membro effettivo dell'associazione internazionale "Autisme Europe", che riunisce oltre 80 associazioni nazionali e regionali di genitori di persone autistiche di 30 paesi europei, assicurando un collegamento tra associazioni e governi, istituti di ricerca e di assistenza, e le istituzioni europee o internazionali, con la quale collabora attivamente allo scopo di difendere i diritti e le pari opportunita' delle persone autistiche.

martedì 9 ottobre 2007

Aspetti critici nella comunicazione medico-paziente

Uno dei principi fondamentali della bioetica clinica contemporanea evidenzia l'importanza di una buona comunicazione nella relazione medico-paziente, tanto da concepirla "componente essenziale della cura". Ancora in molti evidenziano però come le cose vadano diversamente e come vi sia un muro ancora troppo spesso che separa teraeuti e pazienti.
Nell'articolo "Aspetti critici della comunicazione in terapia intensiva" (D. Mazzon, A. Mauri, G.P. Rupolo) viene evidenziato come la cattiva qualità della comunicazione sia oggi il principale motivo di insoddisfazione dei pazienti e dei famigliari ricoverati in Terapia Intensiva. L'atteggiamento mentale dei dottori che privilegia la presa in considerazione unicamente degli aspetti tecnici della cura, si contrappone alla ormai diffusa consapevolezza dell'importanza di una buona relazione interpersonale non solo nel processo di guarigione ma anche nella qulificazione dell'intervento medico ricevuto.
I medici sono considerati ancora troppo poco capaci di gestire una comunicazione a due vie in cui diviene importante riconoscere e prendere in considerazione le emozioni, le domande, le richieste di pazienti e famigliari e di utilizzare la comunicazione non verbale come utile strumento per veicolare la comunicazione in modo efficace. Sono molte infatti le informazioni che si possono trarre dalla comunicazione non verbale e molte quelle che si possono usare per sostenere la comunicazione delle informazioni ai parenti e ai famigliari.
Le modalità comunicative difensive utilizzate dal medico, da considerarsi atteggiamenti di difesa dovuti al pesante carico di emozioni negative con le quali viene quotidianamente a contatto, costituiscono una barriera e possono alimentare in pazienti e famigliari la percezione di essere abbandonati proprio nel momento in cui hanno maggior bisogno di supporto psicologico. Risulta importante che tali competenze comunicative vengano sviluppate con processi di formazione specifici tesi ad acquisire la capacità di ascoltare, di fare domande appropriate e di accettare le risposte fornite, di interpretare e di usare efficacemente la comunicazione non verbale, di sviluppare la capacità empatica.

venerdì 28 settembre 2007

La punizione è un diritto ...del figlio
Siamo riusciti a dire dei no. E a mantenere il divieto la prima volta. Poi nostro figlio ha insistito e abbiamo abbassato via via il livello di quel no. Alla fine non ce l'abbiamo fatta più, ci sentivamo in colpa... ».

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Eccolo che tende l'agguato, il senso di colpa, il peggior alleato della sfida educativa dei genitori. Fissata una regola, questa va rispettata. E se viene infranta? Deve scattare la punizione. “Ma i genitori hanno difficoltà a punire i figli, non sanno reggere l'urto quando la regola viene infranta. Applicando un castigo si sentono soprattutto in colpa”, spiega don Nicola Giacopini, sacerdote salesiano, docente di Psicologia della Famiglia presso l'Isre, la Scuola di Formazione presso l'Istituto salesiano San Marco della Gazzera.Invece, spiega don Giacopini, è importante che i genitori conoscano questa fondamentale verità: «E' più difficile per un genitore dire un no che per un figlio sentirselo dire. Mentre il genitore sarà divorato dal senso di colpa è molto probabile che il figlio dopo un po' se ne sia già dimenticato». Perché il problema sta più nei genitori che nei ragazzi; genitori che, dopo aver pronunciato un sacrosanto no, stanno lì ad arrovellarsi e a chiedersi: "chissà lui come mi vede ora". E invece, sapendo che quel no pesa meno di quanto si creda, risulterà più semplice punire un figlio che sgarra.Più semplice ancora se si considererà la punizione come un diritto del figlio. Proprio così: il figlio ha diritto di ricevere il giusto castigo per la malefatta combinata.Questo perché, spiega don Giacopini, la punizione contiene in sé la riabilitazione: ho sbagliato, vengo punito, mi pento dell'errore e ricomincio da zero annullando quella macchia. «Si deve far capire che quel che si fa ha delle conseguenze. Ma al tempo stesso si deve trasmettere il messaggio al ragazzo che come ha fatto del male così può fare anche del bene: può riabilitarsi». Si tratta, spiega il salesiano, del diritto/dovere di restituzione. «La punizione va data, è per lui un'occasione di crescita. In questo senso è un diritto».

giovedì 27 settembre 2007

Voglio una vita impasticcata I ventenni cercano una soluzione rapida e low cost al mal di vivere. Ecco le lore storie. Da Napoli a Bolzano. Sereupin, Eutimil, Zoloft. Nomi impronunciabili che centinaia di migliaia di italiani conoscono benissimo. Medicine che nel corso dell'ultimo lustro sono diventate famose e consumate quanto il Prozac, scorciatoie comode e low cost, accusano gli scettici, per chi soffre e non vuol sentire e affrontare il dolore. La depressione si allarga a macchia d'olio tra gli adolescenti e la generazione a cavallo tra i venti e i trenta, e la soluzione più gettonata è lo psicofarmaco.

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Secondo le statistiche del progetto Arno, in Italia nella fascia d'età compresa tra i 19 e i 44, una ogni 18 donne prende pasticche e gocce. Nei maschi la percentuale si riduce, ma il dato resta impressionante: un uomo su 33 fa regolarmente uso di psicofarmaci. Un disagio generazionale crescente che ha convinto molti atenei ad aprire centri di ascolto sul modello dei counselling anglosassoni. In pochi anni gli psicologi e gli psichiatri hanno avuto un enorme boom di richieste, tanto che le liste d'attesa possono durare settimane.Gli studenti discutono dei loro disturbi persino in forum ad hoc su Internet. "I segni di un'infelicità diffusa", racconta Paolo Valerio, ordinario di Psicologia clinica alla Federico II che quest'anno ha effettuato 224 colloqui con oltre cinquanta studenti: "Anche i docenti più attenti possono accorgersi dei disturbi. Da semplici blocchi dell'apprendimento a problematiche più serie di tipo relazionale. I casi più diffusi riguardano questioni edipiche, sintomi fobico-ossessivi, presenza di disturbi legati all'alimentazione e all'identità psico-sessuale". A Napoli il centro è stato usato anche da decine di giovani con tendenze transessuali, ma gli psicologi danno una mano anche agli allievi dell'Accademia aeronautica di Pozzuoli. "Ragazzi sani che aiutiamo ad adattarsi alla nuova vita militare". Uno spaesamento devastante può invece investire i fuorisede, che senza famiglia e senza amici sono tra i più soggetti a crisi depressive e d'identità. All'uscita i laureati possono avere disagi causati dalla mancanza di prospettiva lavorativa, dall'impossibilità di creare una vita autonoma e dalla distanza tra ambizioni e realtà. "Si semplifica qualsiasi malessere, si medicalizzano persino la melanconia e la tristezza. Si prescrivono antidepressivi anche se il paziente è normalmente dispiaciuto per un lutto di una persona cara. Si vuole una soluzione senza il rischio di mettersi in gioco con una psicoterapia lenta e difficile, si rifiuta un impegno emozionale". Soprattutto le donne usano le sostanze psicotrope per combattere stress e disturbi della personalità. Senza alcun controllo: il collettivo studentesco della facoltà di Psicologia della Sapienza ha denunciato che persino gli studenti di psicologia fanno uso di psicofarmaci in quantità industriali "senza neanche andare dal dottore", e hanno chiesto al preside l'apertura di uno sportello informativo per combattere il fenomeno.A Milano gli studenti della Bicocca hanno messo in piedi un forum in cui si chiacchiera anche delle esperienze con il Dumirox e il Prozac. Molti li hanno provati, altri li assumono regolarmente. "Ti senti allegro, ma sai che non dovresti esserlo, come se ti fosse imposto dall'esterno," racconta un ragazzo: "Il mio psichiatra mi ha detto: 'È normale'. Sono andato avanti per due anni". Mathi, dopo due anni di psicoterapia, affianca i farmaci, e ammette: "La mia vita è cambiata davvero, come aveva promesso il medico. Le pillole hanno cancellato le mie paure". Nel capoluogo lombardo sono soprattutto le donne ad assumere antidepressivi, anche se solo il 20 per cento ha davvero una malattia mentale. C'è chi parla dei farmaci che agiscono sulla serotonina come "di una vera e propria manna dal cielo". Il professor Giuseppe Remuzzi qualche mese fa sosteneva che anche i genitori premono per il consumo dell'antidepressivo, e se il medico non lo prescrive sono pronti a bussare a un'altra porta.

giovedì 12 luglio 2007

LA CASA DEI MIEI SOGNI
Come dovrebbe essere la nostra casa ideale? La psicologia ci aiuta a conquistare il benessere anche attraverso l'organizzazione degli spazi vitali.

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Le soffocanti facciate di cemento grigio che fino a qualche anno fa affollavano le periferie delle grandi città stanno lentamente scomparendo, ma nella maggior parte dei complessi residenziali non ci sono ancora molte tracce della personalità individuale di chi li abita. Soltanto negli ultimi anni si è fatta strada gradualmente nell'edilizia residenziale la consapevolezza che le persone non vogliono essere fruitori passivi del proprio spazio vitale. Anche nella più moderna delle case, non riusciamo a sentirci a nostro agio, se non abbiamo alcuno spazio di creazione. Ciò di cui abbiamo bisogno, invece, è la possibilità di imprimere alla nostra abitazione un'impronta personale: dobbiamo farla «diventare nostra», dicono gli psicologi. Questo costringe alcuni architetti a riconsiderare la questione, per lo meno tra coloro che finora avevano progettato secondo i propri canoni estetici e temevano che i residenti potessero poi «deturpare» le loro creazioni.

CORRELAZIONE TRA INFEZIONI E AUTISMO Ricercatori del Kaiser Permanente, a Oakland negli Stati Uniti hanno verificato una correlazione tra le infezioni nei primi due anni di vita ed il disturbo di tipo autistico.

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Lo studio caso-controllo ha riguardato bambini nati al Kaiser Permanente Northern California nel periodo1995-1999. I casi erano rappresentati da 403 bambini con una diagnosi di autismo, registrati nel database del Kaiser Permanente. I 2100 controlli sono stati scelti in maniera casuale tra i bambini senza diagnosi di autismo. Le diagnosi di infezione nei primi due anni di vita sono risultate leggermente meno frequenti nei bambini con autismo che nei controlli ( 95.0% vs 97.5% ). In particolare le infezioni delle vie respiratorie superiori erano significativamente meno frequenti, mentre le infezioni delle vie genitourinarie erano più frequenti nei bambini con autismo. Una frequenza di infezione leggermente superiore per i bambini autistici è stata registrata nei primi 30 giorni di vita ( 22.6% vs 18.7% ). I dati suggeriscono inoltre che i bambini con autismo potrebbero avere un tasso di infezione più alto nei primi 30 giorni di vita e che durante i primi due anni potrebbe essere a più alto rischio per alcuni tipi di infezione e a più basso rischio per altri. Ulteriori studi volti ad indagare le associazioni tra infezioni nel periodo prenatale e della prima infanzia e l’autismo potrebbero risultare utili per chiarire il ruolo delle infezioni e del sistema immunitario nell’eziologia dei disordini di tipo autistico.

MASTER IN MEDIAZIONE FAMILIARE E COMUNITARIA
Benevento, febbraio 2008 – dicembre 2009. Il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” ospiterà il Master in “Mediazione familiare e comunitaria”, organizzato dall’Alta Scuola di Psicologia “Gemelli”, dal Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia e dalla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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Il master avrà inizio il 14 febbraio 2008 e terminerà a dicembre 2009. Al termine del percorso formativo biennale si otterrà il diploma di Master e l’idoneità all’esercizio della pratica di mediatore familiare o di mediatore comunitario. Oltre alla attività d’aula, di gruppo e di laboratorio, sono previste esperienze pratiche come stage presso poli di mediazione esterni con la supervisione di un membro dello staff, sia in Italia che all’estero o con un mediatore esperto dello staff presso i servizi di mediazione dell’Università Cattolica a Milano o a Roma. Direttori scientifici del master saranno Vittorio Cigoli, ordinario di psicologia clinica e Giovanna Rossi, ordinario di sociologia della famiglia. L’attività formativa biennale è finalizzata all’acquisizione di competenze nella gestione del processo di mediazione familiare all’interno di conflitti tra ex-coniugi e nella progettazione e realizzazione di interventi di mediazione comunitaria in presenza di conflitti nelle organizzazioni e sul territorio. Le informazioni possono essere scaricate da internet al sito www.unicatt.it oppure richieste presso la segreteria del Centro di cultura dell’Università Cattolica in Piazza Orsini (0824/29267).

lunedì 9 luglio 2007

LA PSICOLOGIA NELL’AYURVEDA Milano, 29 e 30 settembre 2007 : seminario con il Dottor Robert E. Svoboda , scrittore e medico ayurvedico (b.a.m.s.) statunitense.

L'essere umano perfetto non soffre di disturbi nel flusso di energia, poiché tutti i livelli funzionano in maniera armoniosa. Il corpo, i sensi, la mente, la coscienza e le parti di noi che trascendono la descrizione, esprimono insieme la meraviglia e la bellezza della vita. I disturbi a qualsiasi livello possono influire sulla salute.Il corpo, la parte più accessibile del nostro essere, è il riflesso delle nostre parti meno tangibili, un'espressione di tutte le esperienze vissute e del modo in cui le abbiamo assimilate. Ha bisogno di cure adeguate che possono mancare poiché la mente quotidiana va continuamente alla ricerca di nuove esperienze. L'Ayurveda insegna che la mente quotidiana è dotata di qualità, e di conseguenza è fisica, sebbene più sottile del corpo. Al pari del corpo, và equilibrata perché funziona a dovere. La mente è più veloce ed esigente, quindi più difficile da tenere sotto controllo. Secondo l'Ayurveda tutte le malattie sono psico-somatiche. Sia la mente che il corpo ne risentono e si dovrebbe tener conto di entrambi nel ristabilire la salute e nel mantenere il benessere, in quanto i benefici a un livello dell'essere si riflettono anche agli altri livelli.

Il Relatore: Il Dottor Robert E. Svoboda , scrittore e medico ayurvedico (b.a.m.s.) statunitense, è stato il primo occidentale a laurearsi dottore in ayurveda in un'università indiana ed è tuttora un collaboratore del famoso Dottor Vasant Lad (B.a.m.s./M.a.s.c.) dell'Ayurvedic Institute di Albuquerque, New Mexico.

Traduzione per i partecipanti dall'inglese a cura della dott.ssa Sadbhawna Bhardwaj medico ayurveda di New Delhi, vice-presidente e insegnante nei corsi dell'Ass. Cult. A.I.M.A. Ayurveda di Milano.

Attestato di Partecipazione rilasciato alla fine del seminario e firmato dal Dottor Svoboda.

LA MACCHINA DEGLI ABBRACCI Temple Grandin - Adelphi

Una vita con gli animali. Cosa hanno in comune gli autistici e gli animali? Temple Grandin, autistica, racconta come furono gli animali a salvarla perché «noi autistici riusciamo a pensare come gli animali» e l’autismo è «una sorta di stazione intermedia sulla via che porta dalle bestie all’uomo». Scritto con Catherine Johnson (madre di due ragazzi autistici) il libro insegna a comunicare con gli animali. E mostra lo straordinario mondo interiore di una donna che si è trasformata dalla ragazzina «manesca» con i compagni che le davano della ritardata alla docente di zoologia della Colorado State University.

giovedì 5 luglio 2007

VIA I BRUTTI RICORDI? ORA BASTA UNA PILLOLA
Alcuni ricercatori americani e canadesi hanno scoperto la pillola dell’amnesia selettiva. Il farmaco è in grado di cancellare i brutti ricordi.

Foto da Flickr

Il farmaco in questione, causando particolari reazioni biochimiche nel cervello, permette ad un individuo di cancellare i brutti ricordi. Lo studio svolto dall’Università di Harvard e dalla McGill University di Montreal rivela che, se somministrata in abbinamento ad una adeguata terapia psichiatrica, la “pillola” consente di bloccare i meccanismi biochimici che normalmente vengono attivati da quegli stati di depressione comunemente definiti “brutti ricordi”. Se si somministra il farmaco (a base di propranololo) nel momento stesso in cui il paziente sta ricordando qualcosa di spiacevole, quel ricordo si affievolisce. Seguendo una terapia precisa, viene cancellato. Questa ricerca ha coinvolto 19 volontari, vittime di violenza sessuale o di incidenti violenti. A loro è stato chiesto di descrivere il momento in cui hanno subito il trauma, oltre 10 anni prima. Alcuni hanno preso il farmaco, altri un placebo, e dopo una settimana di trattamento chi aveva assunto il medicinale ricordava l’evento con minor stress rispetto agli altri. Naturalmente questo articolo vuole essere semplicemente informativo. E’ importante precisare che la farmacologia non è una competenza psicoterapeutica. Inoltre l’uso di un farmaco con i principi attivi come quelli appena sinteticamente descritti, è da valutare attentamente in rapporto al soggetto ed alla patologia specifici.

MASTER DI PRIMO LIVELLO SULL’AUTISMO
E' il primo master italiano sull'autismo organizzato dall'Università di Siena nella sua sede di Arezzo, e realizzato in collaborazione tra esperti italiani di fama internazionale, come Michele Zappella, e l'équipe del Child Study Center dell'Università di Yale, centro di eccellenza nel campo della ricerca e della clinica sull'autismo. Il direttore del Centro, Fred Volkmar, una delle massime autorità a livello mondiale, guiderà un folto gruppo di esperti statunitensi, provenienti anche dal MIND Institute della Università Davis in California.

L'autismo è un disturbo dello sviluppo che colpisce un bambino su mille. Un tempo noto come sindrome di Kanner, dal nome del pediatra che per primo lo descrisse negli anni quaranta, è oggi considerato un disturbo su base biologica. Anche se le causa non sono state ancora individuate con certezza, è ormai accettata una componente genetica, mentre è stata decisamente abbandonata la teoria che considerava questo disturbo dello sviluppo il risultato di un rapporto negativo con i genitori. Il master preparerà una figura professionale specializzata, un educatore con conoscenze e competenze per operare in strutture di terapia e riabilitazione pubbliche o private. Corso post-laurea di primo livello, oltre alle 400 ore di lezioni ne prevede altrettante di stage. Verranno trattati i temi della diagnosi, delle terapie di supporto e delle modalità di intervento educativo-riabilitativo, per migliorare il comportamento e la comunicazione. Inoltre, per la prima volta, verranno introdotte alcune lezioni sui diritti e le pari opportunità delle persone con autismo, tenute dai maggiori esperti del settore, provenienti dalla rete della Federazione italiana superamento handicap (FISH). L'obiettivo è quello di dare una visione globale degli strumenti a disposizione degli operatori e dei genitori per migliorare la qualità di vita e realizzare le pari opportunità delle persone con autismo di ogni età, grazie a una alleanza in cui ognuno, operatore e genitore, contribuisce con le proprie forze e le proprie esperienze.La tassa di iscrizione è di 6000 euro. Sono previste borse di studio. Le domande dovranno essere inviate entro il 20 agosto all'Università di Siena, mentre il corso inizierà nel mese di settembre. A medici e psicologi è rivolto in particolare un corso di perfezionamento più breve.

Per informazioni sulla didattica: dipartimento di Scienze umane e dell'educazione di Arezzo, 0575 926283, dragoni@unisi.it, informazioni sulle iscrizioni 0577 232327, postlaurea@unisi.it. Il bando è consultabile all'indirizzo www.unisi.it/postlaurea/master.htm.

Il corso è organizzato in collaborazione con l'istituto privato di riabilitazione "Madre della Divina Provvidenza" di Arezzo, la fondazione "Opera Santa Rita" di Prato, due strutture dove si svolgerà il tirocinio, e con Autisme Europe, Autismo Italia e Federazione italiana superamento handicap.

giovedì 14 giugno 2007

LA PSICOLOGIA DEL VIAGGIATORE
Scegliere le proprie vacanze? Desideri, aspettattive, personalità, traguardi.... Nasce così una nuova disciplina: la Psicologia turistica.
La narrativa, la musica e le differenti espressioni di arte, sia italiana che straniera, hanno da sempre fatto ricorso alla metafora del “viaggio”, un’immagine evocativa in grado di descrivere in modo pertinente il percorso di scoperta, d’indagine e di strutturazione della personalità di un individuo. Un percorso costellato da tappe con soste, imprevisti, ma soprattutto scelte. Scelte spesso determinanti per il raggiungimento del proprio traguardo personale. La scelta della meta delle proprie vacanze, ad esempio, è altrettanto complessa. In questi giorni i media, i giornali e i siti Internet specializzati, sono impegnati nella pubblicizzazione di numerose e differenti mete presso le quali trascorrere un periodo di soggiorno. In questi messaggi promozionali è possibile accedere alle informazioni più rilevanti in termini di rapporto costo-benefici, in grado di orientare il viaggiatore nella scelta del pacchetto più adeguato alle proprie esigenze. Negli ultimi anni, la scelta e l’organizzazione delle vacanze – sempre per più persone - risulta più attenta a numerose variabili (quali la scelta della località, il confronto dei costi, la propria disponibilità lavorativa, etc.) e viene ad assumere più di frequente le caratteristiche di un vero e proprio progetto. Tali attenzioni vengono così accolte e sostenute dagli operatori del settore turistico, che avviano le campagne pubblicitarie e promozionali ogni anno sempre più in anticipo rispetto alla stagione vacanziera. Succede, così, che nel corso delle festività natalizie, si sfogli un depliant che propone paesaggi tropicali nonché scenari paradisiaci. Tutto questo può essere ricondotto al valore e alla funzione di evasione e/o ricerca di relax che un viaggio può assumere per colui che lo organizza e che ne dispone in maniera accurata i termini e le condizioni. Si è inserita all’interno del panorama scientifico degli ultimi anni una nuova disciplina, la Psicologia turistica, che restituisce al viaggiatore la sua dimensione di individuo con motivazioni, preferenze, desideri, liberandolo dalla dimensione del viaggiatore, visto in extremis dagli operatori del settore, quale “soggetto economico”. Una ricerca, condotta dal gruppo del Prof. Mannheimer, che ha visto coinvolto un campione costituito da circa 4000 individui, riguardante la percezione delle proprie vacanze da parte degli italiani, ha dimostrato come attualmente il popolo vacanziero italiano rifugge da un prodotto massificato e da un servizio poco attento alle proprie esigenze, in una parola: approssimativo. Dai dati emerge che anche quei soggetti che non amano affidarsi alle agenzie di viaggio, ma che si danno da fare per reperire sul web le opportunità più vantaggiose, sono comunque attenti alla qualità dell’offerta alla quale si approcciano in modo critico. Continua, comunque, a popolare le più disparate località turistiche anche il cosiddetto “tradizionalista”, attento ai confort, alla buona cucina e quasi sempre pronto a non badare a spese. Tra le ultime tendenze abbiamo ancora i viaggi “verdi”, dove la protagonista indiscussa è la natura e le sue meraviglie. Accanto a questa tipologia di vacanza è possibile far rientrare anche tutti quei soggiorni orientati alla ricerca di spazi di relax, facciamo riferimento ai pacchetti che prevedono i cosiddetti circuiti del benessere, molto quotati soprattutto tra le donne, anche talvolta solo sotto forma di weekend. E per i viaggiatori dell’ultimo minuto? Talvolta qui non si tratta di una scelta ma di una necessità. Vacanze intelligenti sì, ma abbandoniamoci alla creatività, a quel che ci suggerisce soprattutto chi ci conosce meglio e può intuire cosa può davvero farci rilassare e provare emozioni da “album”.

mercoledì 13 giugno 2007

TI RACCONTO IL MIO OSPEDALE
"Ti racconto il mio ospedale. Esprimere e comprendere il vissuto della malattia" di Federico Bianchi di Castelbianco, Michele Capurso e Magda Di Renzo (Edizioni Magi 2007).

Cosa vive un bambino in ospedale? Quali sono le sue paure? Queste le domande a cui cerca di rispondere questo libro che riporta i dati di una ricerca “sul campo”, che dà voce ai piccoli ricoverati. Ai bambini è stato chiesto di partecipare a un concorso in cui potevano esprimere con disegni, poesie o temi il loro modo di vivere la malattia e l’ospedalizzazione. Grazie a 50 collaboratori dell’AGESO (Associazione Gioco e Studio in Ospedale) sono stati contattati, in vari ospedali, 379 bambini che hanno inviato i loro elaborati alla Casa Editrice. Dai loro lavori e dalla riflessione degli autori, nasce questo libro che è una testimonianza preziosa sui vissuti dei bambini in ospedale. Si rivolge agli esperti, agli educatori, ai pedagogisti, ai pediatri, agli psicologi dell’età evolutiva, ma anche ai genitori dei bambini che vivono l’esperienza della malattia e del ricovero.Ti racconto il mio ospedale vuole però dare anche indicazioni su cosa fare per migliorare la vita in corsia e aiutarci a non lasciare i bambini da soli. Emerge con chiarezza che quando il bambino ha l’opportunità di esprimersi e, soprattutto, incontra degli adulti disposti ad ascoltarlo, riesce a far fronte alle emozioni penose collegate alla malattia, che diventa un’occasione di crescita, nella misura in cui lo porta ad avere meno paura del suo mondo interiore.

Autori del libro:

Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo, psicoterapeuta dell’età evolutiva, direttore e responsabile del Servizio di Diagnosi e Valutazione dell’Istituto di Ortofonologia, Roma.

Michele Capurso, laureato in Pedagogia, ricercatore in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia.

Coordina le attività formative per l’Associazione «Gioco e Studio in Ospedale» di Genova.Magda Di Renzo, laureata in Filosofia e in Psicologia, analista junghiana, membro del CIPA(Centro Italiano di Psicologia Analitica) e dello IAAP (International Association for Analytical Psychology). Responsabile del Servizio di Psicoterapia dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Istituto di Ortofonologia di Roma.

E ora, la parola a una piccola ricoverata, Francesca, che scrive:

"La mia malattia è come una magia…Forse solo un mago me la può portar via:è una febbre molto noiosache rende la giornata fastidiosa.Ma la mia pelle accaldata e il mal di testanon mi impediscono di far festa:col mio coraggio e il mio desiderionessun malanno fa di me sul serio!Anche in ospedale il sogno mi fa compagniae io vedo una spiaggia dipinta d’allegria, dove mi reco insieme ai miei cariper rendere dolci i momenti più amari".

giovedì 31 maggio 2007

A ME LE MANI
Uno studio britannico sostiene la possibilità di svelare le attitudini future dei bambini attraverso la misurazione delle dita.

Mostrami le mani e ti dirò che cosa farai. È quel che promette uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Bath, in Gran Bretagna, che mette in relazione la lunghezza di due dita, l’indice l’anulare, con lo sviluppo di particolari capacità. In un articolo pubblicato sul British Journal of Psychology, i ricercatori britannici sostengono la possibilità, a partire dalla osservazione delle mani, di svelare anticipatamente le attitudini dei più piccoli. Secondo Mark Brosnan, direttore del dipartimento di Psicologia, un indice lungo preannuncerebbe buoni risultati nelle materie letterarie mentre un anulare lungo buone performance in matematica. La ragione di ciò dipenderebbe dai valori ormonali - testosterone ed estrogeni – ai quali si è esposti durante lo sviluppo uterino. Il testosterone avrebbe un ruolo nella promozione dello sviluppo di aree del cervello legate alle capacità spaziali e matematiche mentre gli estrogeni avrebbero influenza sulle aree cerebrali associate alle abilità verbali. Questi stessi ormoni, poi, avrebbero un ruolo determinate anche per quanto riguarda la lunghezza delle dita indice e anulare.

martedì 8 maggio 2007

DATI STATISTICI SULL'USO DI INTERNET TRA I GIOVANI

L'Internet Generation è un fenomeno dilagante. Ecco alcuni dati:
In occasione del Safer Internet Day che si è svolto il 6 febbraio 2007, la giornata che la Ue dedica ad un uso senza rischi di internet, Save the Children - la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini - ha presentato, a Roma, una recente indagine condotta dalla Doxa su "Opportunità e rischi legati all'uso di nuove tecnologie da parte dei giovani", per sollecitare le Istituzioni e l'Industria telematica a muoversi in una direzione che garantisca un utilizzo sicuro e consapevole della rete da parte dei più giovani.La ricerca, per la prima volta, chiede a ragazzi (dai 10 ai17 anni le età del campione preso in considerazione), ma anche ai loro genitori, quali problemi o pericoli e quali opportunità vedano nell'uso di internet e dei cellulari, visto che è ormai un dato accertato che bambini ed adolescenti facciano un gran uso di Internet ma anche del cellulare.I giovani utenti sono attratti dalle nuove tecnologie, come risulta dall'indagine (quasi il 70% degli intervistati usa Internet e il 76% possiede un cellulare), ma, nel contempo, ne intuiscono i pericoli legati alla pedopornografia, al cyber – bullismo (un fenomeno molto diffuso, che s'innesca tramite l'invio di e-mail o sms minacciosi, oppure con la pubblicazione di commenti offensivi, denigratori o di foto personali all'interno di comunità virtuali).Pericoli che, i più piccoli soprattutto, come emerge dalla ricerca , non si sentono in grado di fronteggiare da soli: il 40% dei giovani utenti di Internet esclude di poter far fronte a tutti i rischi che si presentino durante la "navigazione", senza l'aiuto di qualcuno. Famiglia, scuola, istituzioni rientrano tra i soggetti indicati dai ragazzi cui chiedere adeguate informazioni e supporto per diventare utenti sicuri e consapevoli.D'altra parte, anche madri e padri domandano a gran voce di saperne di più sui possibili problemi derivanti dalle nuove tecnologie e si aspettano dai mass-media - ma anche dalla scuola e dalle istituzioni - un'informazione puntuale ed accurata per essere supportati nel difficile compito di accompagnare i figli nell'uso sicuro e responsabile di Internet e del cellulare; pure se, sempre secondo la ricerca, sembrano ignorare alcuni dei potenziali pericoli menzionati dai ragazzi, come il bullismo dei coetanei. Se da una parte, quindi, Internet e l'uso della rete viene visto in maniera positiva sia dai genitori sia dai ragazzi quale mezzo per ricercare informazioni utili allo studio, dall'altra c’è la consapevolezza degli aspetti negativi associati alla rete (adescamento, pubblicità ingannevole, videogiochi violenti e diseducativi, uso eccessivo di Internet, scorrette informazioni, visione di siti pornografici).Infine, dai dati Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro nel corso della Sesta Edizione del Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Novembre 2005), emerge che i genitori italiani non hanno ancora una sufficiente consapevolezza sui rischi della navigazione dei propri figli; ciò soprattutto perchè la disponibilità degli adulti a dialogare con i ragazzi circa il loro navigare in Internet è molto precaria in quanto il 40% dei ragazzi non racconta mai ai genitori cosa vede o con chi parla in Internet e il 20% lo fa raramente. La scuola al riguardo è drammaticamente assente: solo il 4% dei ragazzi parla con gli insegnanti (qualche volta) di ciò che fa in Internet.

mercoledì 4 aprile 2007

L'intuito è femminile

A quante di voi è capitato di cogliere segnali impercettibili che sfuggivano completamente alle altre persone che vi stavano attorno? Quante volte avete captato sensazioni positive o negative rispetto ad una situazione che aveva tutt’altre parvenze? Ebbene, se vi è capitato… allora sappiate che siete dotate di quella straordinaria capacità chiamata intuito.
Chi è dotato di intuito, infatti, riesce a tuffarsi completamente nella realtà, fotografandola e riproducendola in una sorta di diapositiva mentale utile a comprendere e ad analizzare tutti i minimi dettagli che la compongono. È quella che molti definiscono intelligenza emotiva: un mix di sensibilità e acutezza intellettuale, una forma di ragionamento velocissimo che amalgama ed elabora un infinito numero di informazioni. Il tono di voce di una persona, la luminosità del suo sguardo, la sua gestualità, le piccole incongruenze fra ciò che esprime verbalmente e ciò che comunicano la sua postura e il suo corpo.Alla base di questo ragionamento-lampo c’è una grande apertura verso il prossimo e una estrema capacità di entrare in sintonia con chi ci sta accanto.In altre parole, è necessario essere dotati di un grande cuore e di un’anima aperta al mondo per intuire ciò che altri non vedono. Dote in cui le donne eccellono da sempre. All'origine delle intuizioni, Esiste una vera e propria memoria sensoriale , composta da 3 distinti tipi di memoria:1. la memoria visiva, che ci consente di trattenere nella nostra mente (zona del cervello chiamata ippocampo) un'immagine appena vista,2. la memoria uditiva, che permette di conservare per un brevissimo istante una sorta di "eco" del suono udito,3. la memoria olfattiva, che ci consente di avvertire un odore, anche quando di quest’ultimo non c'è più la fonte.Tutti e 3 i tipi differenti di memoria ci guidano nella formulazione delle nostre intuizioni, spesso determinando simpatie o antipatie a pelle. L'intuito può indubbiamente facilitare nei rapporti interpersonali, poichè consente di entrare in profonda sintonia con l'altro, semplicemente attraverso una nostra disposizione a comprendere sempre come quest'ultimo si senta e ciò di cui avverte il bisogno, al di là delle apparenze. Bisogna però fare attenzione poiché il rischio è quello di confondere i nostri pregiudizi o le nostre paure inespresse, creandoci chiodi fissi che ci portano a vivere i gesti e i comportamenti altrui in modo negativo, senza alcun motivo concreto.Chi è davvero intuitivo, infatti, capta i segnali e li elabora senza barriere e senza paure, sentendosi completamente in pace con se stesso e capace - quindi - di una lucida diagnosi della situazione che sta vivendo in quel momento.

sabato 31 marzo 2007

DISTINZIONE GENETICA TRA AUTISMO EREDITARIO ED AUTISMO SPORADICO
L’autismo è ritenuto il disturbo neuropsichiatrico con una maggiore componente di ereditarietà. Uno studio, coordinato da Ricercatori di Cold Spring Harbor Laboratory ( CSHL ), ha trovato differenze tra la forma ereditabile dell’autismo e quella sporadica.

Foto by Flickr

Molti bambini con autismo presentano mutazioni spontanee nel loro DNA. Questo avviene più spesso nei casi sporadici che nei casi familiari o nei bambini sani. I Ricercatori hanno infatti scoperto che almeno il 10% dei bambini con autismo portano un’alterazione nel loro DNA che non è presente nei loro genitori ed in una percentuale molto più alta di quella osservata nei bambini sani. Fino ad oggi, la maggior parte degli studi di genetica sull’autismo hanno incentrato l’attenzione sulle famiglie con bambini autistici multipli. L’autismo sporadico, geneticamente distinto dal tipo ereditario, è la più comune forma di malattia. I Ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory, utilizzando una tecnologia ad alta risoluzione hanno compiuto una scansione dei genomi di 264 famiglie: 118 famiglie con un solo bambino a cui è stato diagnosticato l’autismo ( famiglia singola ), 47 famiglie con più bambini affetti da autismo ( famiglia multipla ) e 99 famiglie di controllo con nessun caso di autismo. I Ricercatori hanno riscontrato 17 variazioni numeriche di copia de novo in 16 individui, 14 dei quali con autismo. La probabilità di presentazione delle mutazioni nei pazienti che facevano parte del gruppo famiglia singola era 10 volte più elevata rispetto alle famiglie di controllo, e 5 volte nei pazienti del gruppo famiglia multipla. Questo dato fornisce elementi a sostegno della distinzione tra i casi familiari ed i casi sporadici di autismo.

Per ulteriori informazioni:

http://www.pediatriaononline.net/

http://www.medicinanews.it/

venerdì 30 marzo 2007

STUDIO USA: AUMENTA L’AUTOLESIONISMO TRA GLI ADOLESCENTI
Il numero di adolescenti autolesionisti che si procurano tagli o bruciature sta aumentando. Secondo quanto stabilito da una nuova ricerca fatta negli Stati Uniti, questo genere di comportamento non è necessariamente un sintomo legato a volontà suicide.

Foto by Flickr

David Klonsky, un ricercatore che ha passato cinque anni a studiare il motivo per cui la gente si infligge ferite e lesioni, ha detto che dallo studio risulta che oggi negli Usa un adolescente su sei tiene comportamenti autolesionisti e li utilizza per riuscire ad affrontare emozioni particolari, stati depressivi o di ansia. Laura McIntyre, una studentessa di New York è una di questi. Aveva circa 15 anni quando ha cominciato a utilizzare lame di rasoio per tagliarsi le braccia dopo che suo fratello era finito in prigione e suo padre era partito per andare a combattere in Iraq con l'esercito Usa. La ragazza dice che il dolore le serviva per superare l'angoscia. "Ho scoperto che mi distraeva dal trauma emotivo. Non avevo manie di suicidio ma ero depressa", ha detto McIntyre che oggi ha 20 anni. "All'inizio riuscivo a nascondere i tagli portando maniche lunghe. Tagliarmi era l'unica cosa che volevo fare", ha aggiunto. Con l'aiuto di un terapista, McIntyre è riuscita ad abbandonare i comportamenti autolesionisti circa due anni fa. Attraverso la sua ricerca, Klonsky, professore di psicologia alla Stony Brook University ha stabilito che l'autolesionismo è legato alla depressione e non al suicidio. Lo studioso, la cui ricerca sarà pubblicata nel numero di questo mese della rivista specializzata Clinical Psychology Review, ha detto che il numero di persone che si procurano lesioni sta aumentando anche a causa della pubblicità di cui gode oggi questo tipo di comportamento. "Riferimenti all' autolesionismo si trovano nei testi di canzoni e molti attori e musicisti parlano apertamente della loro esperienza di autolesionismo", ha detto Klonsky, aggiungendo: "La maggior parte degli adolescenti oggi ne sente parlare e alcuni decidono di provarlo".

giovedì 29 marzo 2007

Come si possono cambiare atteggiamenti e opinioni

Brown (Social psychology, 1965, Free Press) ha ipotizzato che ogni individuo desidera che le proprie opinioni e il proprio comportamento siano coerenti; se scopre elementi contrastanti, opera in modo da ridurre tali elementi, modificando le opinioni o il proprio comportamento ("Teoria della Coerenza").
Per cambiare atteggiamento e opinione l'individuo valuta la comunicazione che riceve dando valore non solo alle argomentazioni, ma anche alla credibilità della fonte e alle emozioni che la comunicazione gli suscita. Valuta la coerenza con l'atteggiamento e l'opinione nei riguardi del soggetto che gli invia la comunicazione e permane nella modificata opinione se non percepisce dissonanze cognitive nella fase successiva quando si trova a giustificare questo mutamento a se stesso. Le emozioni suscitate dalla comunicazione hanno grande importanza ed efficacia nella persuasione, non solo se sono positive, come la gioia, ma anche se sono negative, come la paura. L'appello alla paura è in effetti molto usato nella comunicazione di massa, in materia sanitaria (per esempio nelle campagne di prevenzione), nelle prediche religiose e nelle campagne politiche. Per far cambiare un atteggiamento o un opinione bisogna perciò prima creare un atteggiamento positivo nei propri confronti, di simpatia o almeno di coerenza. Bisogna poi creare un sentimento di stima e di autorevolezza esprimendo le opinioni in modo chiaro senza creare eccessive dissonanze con la visione del problema dell'interlocutore. Si deve saper fare appello, quando necessario, a delle emozioni, per incidere più profondamente nell'atteggiamento inconscio.

Sognamo quello che leggiamo

Quello che leggiamo sui libri preferiti ritorna la notte sottoforma di sogni.Il genere di lettura preferito influisce su tipologia e qualità dei sogni. Lo rivela uno studio dei ricercatori dell'Università del Galles a Swansea, condotto su 10mila appassionati lettori, grandi e piccini. Più incubi notturni per gli appassionati lettori di Stephen King. Chi ama invece la narrativa tende, più degli altri, a fare sogni strani.
Gli studiosi hanno indagato sul tipo di libro che occupa abitualmente il comodino di ciascun intervistato, e hanno poi esaminato al microscopio il loro mondo onirico. Scoprendo così che chi ama la narrativa fa i sogni più singolari e li ricorda più spesso.Quelli che amano il genere fantasy sono più propensi ad avere incubi e sogni lucidi, in cui sono consapevoli del fatto che stanno sognando. Chi preferisce le storie romantiche, inoltre, sogna in modo altrettanto zuccheroso e prova emozioni intense. Occhio, invece, ai libri di paura, specie nel caso di baby-lettori. ''Abbiamo verificato -spiega spiega Mark Blagrove, che ha coordinato lo studio battezzato Dream Lab, laboratorio dei sogni - che i libri del genere influenzano i bambini: tanto che chi li legge è tre volte più a rischio incubi rispetto ai coetanei con altri gusti''. Niente paura perché, in generale, il numero degli incubi tende a ridursi con l'età.

L'amore secondo la scienza

L’amore è un sentimento misterioso e lo rimane nonostante le neuroscienze tentino di svelarne i meccanismi più intimi. Nel frattempo l’amore è diventato argomento meno femminile e più passibile di analisi culturali e intellettuali. Ne è prova il bel saggio di Fabio Bacchini e Chiara Lalli ‘Che cos’è l’amor’ edito da Baldini Castoldi Dalai in cui diciannove intellettuali provano a rispondere sulla natura dell’amore. Sono filosofi, psichiatri, antropologi psicologi evoluzionisti e un economisti e ognuno propone la sua ‘interpretazione’ sulla verità dell’amore, in una indagine rigorosa, scientifica di quello che è un sentimento che nasce con l’uomo ma molto recente nel modo che abbiamo di pensarlo oggi.
Sono quindi gli scienziati a rispondere alla domanda ‘che cos’è l’amore’, domanda alla quale tutti pensiamo di saper dare una risposta sensata sino al momento in cui non ci tocca rispondere davvero. Come spiega la straordinaria Margherita Hack che firma la prefazione, le opinioni ‘scientifiche’ sull’amore sono quasi sconosciute.
Il neuroscienziato cognitivista Steven Pinker, nel suo saggio, spiega che trovare il partner ideale tra i sei miliardi di individui che popolano il pianeta è impossibile e che quindi ci accontentiamo della persona migliore incontrata.
La psicologa evoluzionista Catherine Salmon ritiene insieme ai suoi colleghi che l’amore romantico così come lo conosciamo non sia altro che un processo biologico messo a punto durante l’evoluzione per facilitare l’unione tra partner sessuali adulti. Riduttivo? Non proprio. Un paio di psicologi si cimentano nello spiegare il senso di proprietà sessuale maschile che sfocia nella gelosia e nel delitto passionale; l’antropologo William Jankowiak esamina le differenze tra desiderio sessuale e amore passionale, una differenza sottile ma decisiva e osserva che nessuna cultura è mai riuscita a conciliare amore e sesso in modo completo e soddisfacente. Mentre altri studiosi analizzano l’aspetto di come l’amore abbia il potere di infrangere le norme sociali e quindi di entrare in conflitto con le convenzioni della società.
Per avere maggiori informazioni sul libro digita qui

lunedì 26 marzo 2007

SEDUTTORI ATTEMPATI
Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, sul settimanale Io Donna affronta il tema di coloro che hanno settant’anni e cercano di dimostrarne venti o trenta. Soprattutto ostentando conquiste sessuali. Ma ciò è solo un meccanismo di difesa.

Foto by Lorenz L Si vedono sempre più spesso uomini attorno ai settant’anni , e anche di più, accompagnati da ragazze ventenni. Loro stessi si vestono come ventenni, praticano sport intensamente, parlano come i loro nipoti anche se cercano di nascondere il più possibile l’essere nonni: sono persone colpite da giovanilismo. Sono giovaniliste quelle persone che, pur non essendo giovani dal punto di vista anagrafico, vogliono comunque appartenere alla categoria. In genere succede nella fase di passaggio tra l’età adulta e l’età anziana, che per convenzione è fissata a 65 anni. Un’età delicata. C’è una specie di fobia generale per la parola “vecchio”, per esempio, sempre più spesso sostituita da parole come senior e simili. Anche la Società Internazionale di Geriatria , riconoscendo il problema, ha da poco suddiviso la vecchiaia in tre fasce: young old, i giovani anziani, cioè quelli tra i 65 e i 75 anni; medium old, tra i 75 e gli 85 anni; old old, i maggiori di 85 anni. Questa suddivisione attenua la fase di passaggio: non si diventa subito vecchi. Ma ha anche qualche aspetto pratico: negli Stati Uniti, per esempio, gli young old si lamentavano di essere ricoverati negli stessi reparti ospedalieri dei novantenni. Inoltre le aspettative di vita sono molto aumentate nell’ultimo mezzo secolo, e anche per questo molti medici propongono di spostare l’inizio della vecchiaia a 70 anni. Le resistenze psicologiche all’invecchiamento sono infinite e anche il giovanilismo è un meccanismo di difesa. C’è chi fa palestra, chi mette in mostra il corpo, chi si veste con abiti da adolescenti, chi ricorre alla chirurgia estetica. Ma soprattutto i giovanilisti ostentano le proprie capacità sessuali. Uno dei segnali d’ingresso nella fase anziana è quello di non riuscire più a rispondere agli stimoli della sessualità. Per “dimenticare” il problema non solo si ricorre a farmaci tipo Viagra, ma si ostenta un’attenzione forzata all’altro sesso: battute, sbirciate, inviti a donne molto più giovani e appariscenti per dimostrare le proprie capacità di conquista. Il sesso diventa una specie di fissazione, l’unica chiave di interpretazione della realtà, anche se spesso ciò non è palesemente visibile. Queste persone non riconoscono alla vecchiaia alcun significato. Non capiscono che sono belle anche alcune “cose da vecchi”, che si può sedurre anche da anziani ; non si è seduttivi solo quando si è giovani. Ogni età è degna di essere vissuta con tutte le caratteristiche tipiche. Un uomo, o anche una donna, di 70 anni ed oltre dovrebbe chiedersi qual è il suo ruolo e trovare gratificazioni non legate soltanto al corpo.

E’ NATO IL PORTALE DI I FORMAZIONE MULTIMEDIALE DELL’AGENZIA STAMPA "DIRE", DEDICATO AI RAGAZZI
E' on-line, dal 22 marzo, http://www.diregiovani.it/, il portale di informazione multimediale dell'agenzia di stampa "Dire" dedicato ai ragazzi. Con blog, post, web tv, videoproduzioni, notizie dalla redazione multimedia della "Dire" e servizi (scritti, video, audio) realizzati dai giovani stessi e dagli utenti del portale, il sito internet vuole essere un punto di riferimento per i ragazzi, uno spazio dove potersi esprimere, soddisfare le proprie curiosita', avanzare proposte e porre domande sui loro problemi. E ancora: un tg interattivo, rubriche, tanti link, immagini, curiosita' e notizie. Ma, appunto, anche la possibilita' di contribuire al sito attraverso propri reportage, foto e messaggi. Per dare risposte ai ragazzi, esperti e istituzioni si sono alleati: hanno infatti deciso di lavorare insieme gli assessorati alle Politiche giovanili e quello alla Famiglia del Comune di Roma, il servizio di psicologia dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, la Societa' italiana di medicina dell'adolescenza e l'Istituto italiano di medicina sociale. Le risposte ai ragazzi (verra' garantito loro l'anonimato, e potranno inviare le domande alla rubrica 'Chiedilo all'esperto') arriveranno da psicologi, adolescentologi e altri esperti. Gli argomenti saranno i piu' svariati: stili di vita, dipendenze, famiglia, sessualita', spazi urbani, scuola, rapporto con il proprio corpo e la propria immagine.

CONVEGNO SULLA CONDIZIONE ANZIANA Il 28 marzo 2007 a Bologna, il Centro Maderna – documentazione, formazione e ricerca sulla condizione anziana- organizza un convegno sul tema della memoria per il benessere dell’anziano. Ricordo quindi sono.

Foto by torakiki
Il convegno rappresenta l'occasione per far conoscere e condividere con altri i risultati della collaborazione tra il Quartiere Savena ed il Dipartimento di Psicologia dell'Università degli Studi di Bologna, in corso da anni, in merito alla realizzazione dei corsi di allenamento della memoria e della verifica della loro utilità ed efficacia, non solo sulla memoria, ma sul benessere globale dei partecipanti. I problemi legati alla memoria rappresentano una delle lamentele, ma anche una delle preoccupazioni, più frequenti per le persone della terza età. Queste preoccupazioni possono anche essere fonte di malessere e disagio accompagnate da pregiudizi e convinzioni errate circa il processo d'invecchiamento in generale e quello inerente la memoria in particolare. L'allenamento della memoria permette di offrire ai partecipanti gli strumenti e le strategie più efficaci per utilizzare nel modo migliore le capacità possedute, per affrontare adeguatamente problematicità quotidiane legate alla memoria e per fornire un contesto di confronto e di socializzazione con gruppi di pari che favorisce il benessere dell'anziano.

Luogo Evento: Centro RubbiBolognaEmilia RomagnaItalia

Ente Organizzatore: Centro di Documentazione Emilio ed Isa Rubbivia Altura, 9/6 – 9/740100BolognaEmilia RomagnaItaliaTelefono: 051 454224 Fax: 051 6278356

email: "info@centrorubbi.it"

sito: http://www.centrorubbi.it/

venerdì 23 marzo 2007

Come crescere insieme nel rapporto di coppia

I suggerimenti che seguono sono regole di buon senso, che costituiscono solo la base per avviare un processo di reciproca e profonda conoscenza, che se da un lato è un ottimo rimedio per non correre il rischio di ritrovarsi a vivere un rapporto di coppia come estranei, dall’altro sembra il miglior antidoto per prevenire i mali causati dalla routine, dalla noia, dall’apatia, fondamentale anche per promuovere una buona comunicazione interpersonale all’insegna del rispetto reciproco, della fiducia, della felicità e del benessere della coppia.

Dare spazio all’amore: trovare sempre nell’arco della giornata il tempo e il modo per dire al proprio partner “ti amo”. Può sembrare banale, ma è importantissimo farlo, ovviamente a condizione di sentirlo. Qualsiasi modo va bene (non ci sono limiti alla fantasia): può bastare un fiore, una carezza, un pensiero gentile, una telefonata, una sorpresa o piccole attenzioni, che faranno capire alla persona che amate quanto è importante per voi. Dopotutto è il pensiero che conta! Essere coerenti: l’amore va soprattutto dimostrato e non solo dichiarato. Comportarsi in maniera coerente rispetto al punto precedente è una strategia salva rapporto di importanza cruciale se si vuole evitare di creare contraddizioni tra quello che viene detto a parole e ciò che viene comunicato con i fatti e le azioni quotidiane. Attenzione, dire al proprio partner “ti amo” e poi non essere presenti nei momenti importanti e nelle decisioni che contano nella vita di coppia, equivale a mentire spudoratamente. Può essere utile a questo punto ricordare il primo assioma della comunicazione che afferma…“Non si può non comunicare e tutto comunica… ogni comportamento è comunicazione e la comunicazione è comportamento”. Comunicare in maniera aperta e leale: in situazioni di divergenza di opinioni, di contrasto e/o di conflitto, è importante confrontarsi serenamente e ascoltare con calma, rispetto ed empatia anche le ragioni e i punti di vista dell’altro senza alcun pregiudizio, e soprattutto con la piena consapevolezza che l’apparente vittoria dell’uno sull’altro equivale in realtà alla sconfitta di entrambi. Se possibile, non lasciar trascorrere più di 24 ore dall’eventuale litigio per cercare di risolvere il problema o di superare al più presto la situazione conflittuale. E’ bene tener presente, inoltre, che i contrasti e i conflitti, peraltro assolutamente normali in una coppia, possono rappresentare un momento di riflessione, di maggiore conoscenza dell’altro, di confronto e, quindi, di crescita e di evoluzione della coppia, ma possono anche trasformarsi, come più spesso facilmente accade per mancanza di intelligenza sociale, in una trappola mortale per il rapporto che rischia di svuotarsi di ogni sentimento e di rimanere soffocato da violenti scontri diretti ad annientare psicologicamente l’altro. Pertanto, quando ci si ritrova in situazioni di esasperato conflitto è importante domandarsi se si vuole costruire un rapporto migliore o si vuole distruggere quello che si è già costruito. Riconoscere i propri errori: sembra facile, ma non è da tutti riuscire a farlo perché riconoscere di aver sbagliato richiede umiltà, coraggio e soprattutto intelligenza sociale ed emotiva. Un comportamento socialmente competente ed emotivamente intelligente prevede una strategia infallibile in tre punti: a) riconoscere i propri errori senza mezzi termini; b) scusarsi sinceramente per l’accaduto; c) impegnarsi a non ripetere l’errore commesso. Le coppie che hanno fatto proprio questo fondamentale principio di comunicazione interpersonale, hanno vita lunga, quelle che invece prediligono giochi pericolosi come “la caccia alle streghe”, “nascondersi dietro un dito” e “il gioco al massacro (è tutta colpa tua se…)” hanno i giorni contati, insieme alla certezza di soffrire. Imparare a perdonare: l’amore è anche e forse soprattutto capacità di perdonare. Il perdono è un atto d’amore che appartiene alle persone generose di cuore. Chi non sa perdonare, non può dire di saper veramente amare. Ci sono situazioni in cui il perdono, di per sé difficile da concedere, rappresenta l’unica via d’uscita, da pagare a volte a caro prezzo, ma è un investimento pur sempre conveniente se si tratta di vero amore. In caso contrario, negato il perdono, ci si troverà sicuramente pieni di orgoglio, ma allo stesso tempo più vuoti dentro nell’attesa di potersi “leccare” la propria ferita narcisistica. Rinunciare alla perfezione: ricordarsi che nessuno è perfetto è una regola d’oro spesso dimenticata che, se puntualmente osservata, può evitare inutili tensioni, ansia da prestazione e stress nella coppia. Se non accettiamo i limiti del nostro partner o non tolleriamo i suoi difetti e le sue imperfezioni, con molta probabilità non lo amiamo abbastanza o forse abbiamo (e il ché è ancora più grave) una visione distorta e infantile dell’amore. Questo potrà generare anche aspri conflitti nella relazione, ma a quel punto conviene interrogarsi sulle ragioni di fondo della propria scelta e darsi delle risposte coerenti. Insomma, pretendere la perfezione nel rapporto di coppia o dal proprio partner equivale a chiedere a un cavallo di volare…non sarà mai capace di farlo! Bisognerebbe, invece, imparare ad accettare i propri limiti e quelli altrui e saper essere soprattutto tolleranti per quello che non ci piace in noi o nella persona con la quale si è deciso di condividere un progetto di vita. Non è sicuramente facile, ma è prova di grande maturità e di buon equilibrio interiore. Far prevalere il “senso del noi”: sembra banale dirlo, ma la coppia è composta da due persone con bisogni, motivazioni, obiettivi, interessi, aspettative e desideri diversi; e fino a quando nella coppia prevarranno interessi personali e forme di egoismo, comunque espresse, non si andrà molto lontano sul difficile cammino della crescita emotiva, dell’amore e della felicità. Questo traguardo, che ogni coppia desidera raggiungere, è invece possibile se i partner sono entrambi capaci di creare da subito quel magico “senso del noi” che è un sentimento profondo, basato sulla condivisione di tutto ciò che crea e rinforza un legame affettivo, e che va alimentato costantemente nel tempo.