venerdì 28 settembre 2007

La punizione è un diritto ...del figlio
Siamo riusciti a dire dei no. E a mantenere il divieto la prima volta. Poi nostro figlio ha insistito e abbiamo abbassato via via il livello di quel no. Alla fine non ce l'abbiamo fatta più, ci sentivamo in colpa... ».

Foto da Flickr

Eccolo che tende l'agguato, il senso di colpa, il peggior alleato della sfida educativa dei genitori. Fissata una regola, questa va rispettata. E se viene infranta? Deve scattare la punizione. “Ma i genitori hanno difficoltà a punire i figli, non sanno reggere l'urto quando la regola viene infranta. Applicando un castigo si sentono soprattutto in colpa”, spiega don Nicola Giacopini, sacerdote salesiano, docente di Psicologia della Famiglia presso l'Isre, la Scuola di Formazione presso l'Istituto salesiano San Marco della Gazzera.Invece, spiega don Giacopini, è importante che i genitori conoscano questa fondamentale verità: «E' più difficile per un genitore dire un no che per un figlio sentirselo dire. Mentre il genitore sarà divorato dal senso di colpa è molto probabile che il figlio dopo un po' se ne sia già dimenticato». Perché il problema sta più nei genitori che nei ragazzi; genitori che, dopo aver pronunciato un sacrosanto no, stanno lì ad arrovellarsi e a chiedersi: "chissà lui come mi vede ora". E invece, sapendo che quel no pesa meno di quanto si creda, risulterà più semplice punire un figlio che sgarra.Più semplice ancora se si considererà la punizione come un diritto del figlio. Proprio così: il figlio ha diritto di ricevere il giusto castigo per la malefatta combinata.Questo perché, spiega don Giacopini, la punizione contiene in sé la riabilitazione: ho sbagliato, vengo punito, mi pento dell'errore e ricomincio da zero annullando quella macchia. «Si deve far capire che quel che si fa ha delle conseguenze. Ma al tempo stesso si deve trasmettere il messaggio al ragazzo che come ha fatto del male così può fare anche del bene: può riabilitarsi». Si tratta, spiega il salesiano, del diritto/dovere di restituzione. «La punizione va data, è per lui un'occasione di crescita. In questo senso è un diritto».

1 commento:

maurob ha detto...

Un diritto anche per provare la fustrazione del rifiuto e della negazione. L'accoglienza della famiglia non deve essere misurata nel rifiuto ma nella vita quotidiana.

Complimenti per il Blog.