martedì 28 novembre 2006

COMPETIZIONI INFANTILI Anna Maria Battistin, collaboratrice del settimanale “Io Donna”, attraverso il contributo di Marco Mastella, neuropsichiatria infantile e psicoanalista, e di Antonino Ferro, psicoanalista, parla del confronto sociale come un fenomeno già presente fin dalla scuola materna. Il più nuovo è a colpi di metri quadrati: i bambini contano le stanze. In questo modo misurano l’affetto che ricevono.

Foto di pondga

I bambini, ascoltando gli adulti, assorbono un modo di pensare, di esprimere opinioni e giudizi anche in settori apparentemente estranei ai loro interessi, come quello immobiliare ad esempio. Sanno che il prestigio sociale dipende anche dai metri quadrati calpestabili a disposizione. Già a 3/4 anni fanno a gara a chi ha la casa più grande, come rivelano i commenti colti al volo dalle insegnanti della scuole materne. I bambini pensano che sia una vergogna dormire in salotto e preferiscono nasconderlo all’amica del cuore che ha una stanza tutta per sé. Con questi confronti precoci i bambini si trasformano in piccoli adulti in vena di gossip malevolo. Il prof. Mastella segnala che questa tendenza si nota soprattutto nelle classi più agiate, come fosse un riflesso delle ambizioni sociali dei genitori. Invece sembra quasi del tutto assente in famiglie il cui vero problema è arrivare a fine mese. Ma a questa età l’abitazione non rappresenta solo uno status symbol più o meno prestigioso in base all’ampiezza ed al quartiere, ma uno spazio affettivo dalle forti risonanze emotive che rimangono impresse nella memoria anche da adulti, come osserva il prof. Ferro. Quando un bambino di tre anni esibisce, ammira, invidia una casa non si riferisce solo ai metri quadrati reali ma traduce in termini di ampiezza le sensazioni di contenimento affettivo, disponibilità, attenzioni, presenza che il luogo dove vive gli offre o di cui si sente invece deprivato. L’invidia che prova riguarda il suo mondo interiore, i suoi stati emotivi, le mancanze che avverte. Si aggrappa così agli aspetti più materiali, esteriori della casa, vantandone poi con i coetanei l’estensione, come riflesso della grande madre che abita le sue fantasie. Sono bambini che soffrono della sindrome di Paperino , eterno perdente nel confronto con Paperone. Bambini che soffrono un senso d’inferiorità. Come del resto succede anche da adulti.

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